Incoscienza di Sè – Ho valore se piaccio

Incoscienza di Sè – Ho valore se piaccio

ESSERE O APPARIRE?

Fai questo esercizio di osservazione.

È importante che tu sia onesto.

Lascia andare i giudizi e i sensi di colpa. 

Concediti di essere vulnerabile per un momento.

Osservati e chiediti: Quando voglio dimostrare qualcosa e a chi?

Cosa esattamente voglio dimostrare?

Di essere intelligente? Bravo nel lavoro? Abbastanza ricco? Umile e altruista? Simpatico? Desiderabile?

O magari di meritare l’amore? L’affetto? Lo stipendio? L’approvazione dei miei? Della società? Del mio gruppo di amici?

Inizia a dissipare la nebbia. Lì c’è un vuoto da colmare all’interno.

Non sentire il proprio valore è molto legato alla ferita della non esistenza, di cui parleremo approfonditamente nelle prossime pagine.

Un accenno che possiamo fare è che tu non senti di esistere, a meno che qualcuno te lo faccia sentire, riconoscendo il tuo valore e dandoti attenzioni. 

È l’altro che ti mette in luce. È l’altro che definisce chi sei e se ne vali la pena.

E funziona?

No, non funziona. 

Il riconoscimento esterno non ha abbastanza forza. 

Se tu non riconosci interiormente il tuo valore, il tuo essere, nessuno, neanche con i gesti più plateali al mondo, potrà fartelo sentire.

Potrai provare un po’ di eccitazione, un po’ di soddisfazione e orgoglio, ma durerà poco perché il vuoto ti supplicherà un’altra dose, sempre più forte.

“Non ti piace andare in quella discoteca Chiara, perché ci vai?”

“Mamma che domande fai? Devo andare, l’hanno scritto sul gruppo e poi ci vanno tutti stasera”. Fisso il mio riflesso sullo specchio, odio questo vestito, mi stringe le cosce.

Cavolo, mi manca l’aria.

“Ma perché non metti quel vestito azzurro che ti sei comprata il mese scorso? Lo adori!” 

Oddio ci si mette pure lei…

Non posso, Marika e le altre si mettono tutte questi tubini attillati e poi solo così mi nota lui…

“Amo questo vestito mamma.”

“Chi ti porta? Vai con Marika?”

E adesso come glielo dico? Marika va con il suo nuovo ragazzo, mi porta Pietro e guida malissimo. Se penso all’altra volta che è salito in macchina dopo tutti quei bicchierini di vodka che si è scolato… Mamma mia.

Ma cosa dovrei fare? Se non mi porta lui non posso andare. Si mi potrebbe accompagnare mamma e sarei una sfigata. Lo vedo come si danno di gomito e ridacchiano quando parlano di Giulia. No lui stasera mi deve guardare in tutt’altro modo. Deve.

“Si mi accompagna lei, tranquilla”. 

Questo è vendere la propria anima per qualche attenzione. È chiedere il permesso di esistere. 

Ti trasformi in un bambino di 5 anni che scambia gli altri per i suoi genitori.

Va lì, si aggrappa ai loro vestiti e gli prega di accettarlo così com’è. 

“Ma voi mi volete davvero? Sono nato per sbaglio?”

Puoi vedere anche tu che la situazione è piuttosto grave…

Più dubiti di te stesso, più chiederai conferme. 

E dubiti di te stesso, perché non sei connesso a te stesso. 

Non sai chi sei. Perciò non riconosci i tuoi talenti e nemmeno la tua direzione. 

Un essere umano scollegato a se stesso ha pur sempre bisogno di sentire qualcosa… 

E se non riesce a farsi amare, allora vorrà farsi ammirare.

E se non riesce nemmeno in quello, andrà bene il farsi temere. 

Purché l’altro reagisca.

Purché gli faccia sentire qualcosa.

Per questo creiamo una falsa immagine di noi stessi. 

Una personalità sempre rimodellabile che possa renderci interessante e speciale agli occhi degli altri. 

Ma quando abbiamo imparato a fare tutto questo?

Semplice.

Da bambini, con i propri genitori.

Ognuno, sperimentando vari modi, crea un carattere per farsi dare le cose e non farsi sgridare e punire. Da lì si tiene stretto tutto quello che ha funzionato per il futuro. 

“Bhè mamma dice che devo fare il bravo, papà mi porta al parco solo quando la maestra dice che non ho combinato guai all’asilo. Devo essere più buono, così poi mi amano e sono felici.”

Indossiamo proprio una veste per sopravvivere alla famiglia. E poi alla scuola e alla società. Cuciamo bene gli orli, aggiungiamo qualche toppa qua e là, così otteniamo ciò che ci serve dagli altri. 

Ma dentro non è ciò che mostra fuori. 

Ecco perché spesso ottieni l’opposto di ciò che vuoi. 

Il campo energetico, le emanazioni che danno un messaggio, sono quelle al tuo interno, non della veste. 

E se c’è una cosa che ho imparato è che puoi ingannare tutti, ma non l’energia. Mai.

L’anima lo sa che hai un involucro su una persona vera. Che nascondi. 

E anche se da fuori la tua vita sembra scorrere normalmente, dentro è tutto fermo, tutto cade a pezzi.

“Cosa penseranno di me se esco così?”

“Se mi continuano a ignorare vuol dire che non valgo niente, vero?”

L’unica preoccupazione della tua falsa personalità è come appare. Come gli altri la vedono.

Ma non puoi percepire il tuo ‘valore intrinseco’ vivendo attraverso di lei.

Il valore non arriva dall’immagine, ma da ciò che sei veramente. 

Tutto il tuo valore, assieme ai talenti, qualità, potenzialità e vocazione si trova al livello dell’Essenza.

Se ti ostini a mostrare ciò che non sei, come puoi sentirlo? 

Non sei in contatto con il Cuore, con il tuo Valore intrinseco. 

Ti limiti a vivere per attirare l’attenzione, l’amore, il riconoscimento, l’approvazione, la simpatia e la dose quotidiana di commiserazione che ti serve per nutrire la tua falsa personalità.

Ma attenzione, perché c’è un antidoto.

C’è qualcosa che può disintegrare questo circolo vizioso:

Ogni nostro ‘tentativo’ di essere presenti nel qui e ora. 

In uno stato di Presenza (Ricordo di Sé) non c’è spazio per la falsa personalità.

Roberto Potocniak

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